"Spaziando, met de handen zien" a SYB: una conversazione con Paola Anziché
5 aprile, 2012 at Kunsthuis SYB

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1) Angela: Com' é nata la tua indagine su Lygia Clark?

Paola: L' ispirazione viene in un certo senso dall'impossibilita' di accedere al lavoro di Lygia Clark. Nel 2004 ho visto delle immagini dal titolo "architetture biologiche” in un catalogo che ho trovato in una biblioteca in Germania e mi sono incuriosita [nota 1]. Mi sono chiesta quali erano le azioni che queste foto registravano. Non capivo dove iniziavano e dove finivano, quali erano i tempi, le modalità di esecuzione… erano azioni spontanee o programmate?
Dalle didascalie delle foto non si riusciva a risalire alla loro provenienza, ne' al nome del fotografo o al luogo in cui erano state scattate.

In un certo senso con il film "Sur les traces de Lygia Clark. Souvenirs et évocations de ses années parisiennes" (2010) ho creato il prima, il dopo e il durante di queste fotografie – quello che praticamente non c’era nelle fotografie, che sono il congelamento di un momento.

2) Angela: Ho capito che al centro del film non c'e' la volonta' di fare una ricostruzione precisa dei lavori di Lygia Clark, ma piuttosto quella di rintracciare e dare voce a chi ha partecipato a queste azioni. E' un lavoro in cui ti sei messa sulle tracce di Lygia attraverso la memoria che queste esperienze hanno lasciato alle persone che vi hanno partecipato. Esperienze, situazioni che Lygia definiva come proposizioni...

Paola: Si, Lygia nei suoi testi non parlava di azioni o performance, ma di proposizioni. Queste proposizioni erano create nella classe "Il gesto e la comunicazione" che Lygia ha tenuto a Sant Charles Paris I, alla Sorbona a Parigi per cinque anni, dal 1970 al 1975. In realta' queste proposizioni venivano create anche in molte altre situazioni quotidiane, alle cene e alle feste tra amici, o in luoghi pubblici come giardini e piazze.
Ai suo seminari Lygia portava con se' una grande borsa piena di oggetti che trovava o che realizzava da se' con materiali poveri, come sacchetti di plastica, fili elastici, contenitori di patate e cipolle, retine gialle, rosse, bianche.
Lygia offriva questo oggetti agli studenti, chiedeva loro di rispondere alle sue proposizioni e anche di portare altri oggetti che reputavano interessanti. In queste proposizioni nessuno rimaneva spettatore passivo. Lei stessa vi partecipava, entrando dentro le composizioni di corpi. Alla fine delle proposizioni ci si sedeva in cerchio e Lygia chiedeva di verbalizzare le esperienze vissute.

Nel periodo parigino Lygia seguiva assiduamente delle sessioni di psicoanalisi, privatamente. Molto probabilmente i termini che lei usava per descrivere queste situazioni che creava in classe sono una riflessione poetica del suo lungo percorso di auto analisi; questo si vede meglio per esempio nel libro che raccoglie le corrispondenze tra Lygia Clark e Helio Oiticicas, “Cartas 1964-74". [nota 2]

3) Angela: che cosa raccontano le persone che hanno partecipato alle proposizioni: che ricordi hanno di questa esperienza? Li ha arricchiti oppure è scivolata via dalla loro vita?

Paola: Ho raccolto diverse testimonianze della classe di Lygia, sia positive che negative. Tra quelle piu’ interessanti, c’e’ per esempio quella di Gaëlle Bosser, un’artista e insegnante, che e’ stata un’assistente di Lygia per alcuni anni. Bosser racconta come Lygia risucchiasse le energie delle giovani persone attorno a lei, e riuscisse con molta destrezza a tenere sotto controllo Ia forza compositiva delle proposizioni.
Nell'intervista, lei parla di assenza di istruzioni, dell' utilizzo di materiali poveri e della verbalizzazione delle esperienze alla conclusione delle proposizioni... un momento in cui le sensazioni provate davano vita a discorsi ricchi di poeticita' e immaginazione..
Ma il lavoro di Lygia ha generato anche reazioni molto diverse da questa. Nel film, per esempio, volevo inserire anche la testimonianza di un artista francese per il quale la classe di Lygia era un incontro senza senso, perchè non c’era nessuna spiegazione e investigazione teorica. All’epoca per chi seguiva i gruppi di teatro o i gruppi maoisti il gruppo di Lygia sembrava insensato e non giustificato.

4) Angela: Quando poi Lygia torna in Brasile ha continuato a fare questo tipo di lezioni o proposizioni, che tu sappia?

Paola: So che ha trasformato la sua esperienza della classe utilizzando alcuni elementi in terapie private ad personam. Ma questo punto della sua vita non l’ho approfondito, quindi non saprei darti dei dettagli..

5) Angela: Mi parli di quello che realizzerai a SYB e di com' e' nato il tuo primo lavoro ispirato alla classe di Lygia?

Paola: Il lavoro che sto sviluppando per SYB, "Spaziando (met de handen zien)", e' un reticolato non uniforme di tessuto che ho colorato ispirandomi ai colori del paesaggio naturale.
La prima rete che ho realizzato, l'ho fatta nel 2009 prendendo spunto da una foto di Lygia Clark…..3° (*didascalia) [nota 3]. A partire da questa fotografia ho cercato di capire il sistema dei nodi e la geometria di questo reticolato, e di trasformare il reticolato in un paesaggio.

La seconda rete era già una trasformazione di questo lavoro. Era innanzitutto composta da diverse stratificazioni di reticolati che, disposti diagonalmente, creavano un ambiente avvolgente. Questo lavoro si chiama "Spaziando" ed è stato realizzato nell'occasione della mostra Greater Torino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo [nota 4].
Il lavoro era di tessuto bianco candido e brillante, si aggrappava alle pareti del corridoio, si inerpicava sui muri e saliva fino al soffitto. Il reticolato alla Fondazione e' un lavoro che parla del rapporto tra scultura, architettura e pubblico, ovvero tra oggetto, spazio e corpo. Con questo lavoro volevo creare una struttura che accompagnasse il visitatore nel percorso della mostra, ma anche che lo intrappolasse e che rendesse complicato il semplice muoversi e attraversare lo spazio espositivo.

In tutti questi casi, l'oggetto fisico che creo diventa un luogo all'interno del luogo. Quello che realizzo non è una rete, ma è un luogo che esiste come stratificazione. Una stratificazione che comprende l'architettura dello spazio esistente, l'oggetto che realizzo e le azioni e movimenti delle persone che usano l'oggetto.

"Spaziando (met de handen zien)", il lavoro che realizzo per SYB, non a caso ha un titolo che descrive proprio l'azione che io compio attraverso la rete, che è appunto quello di creare dello spazio da attraversare, che e' allo stesso tempo uno spazio fisico e mentale. E' come se io dessi a quel luogo specifico una riapertura di senso e lo riempissi di nuovi significati. A SYB il lavoro si aggrappa come una pianta rampicante alle pareti della casa nuova ed entra nel cuore della casa vecchia, creando un gioco di rimandi tra il dentro e il fuori.

Angela: questo e' proprio l'elemento del tuo lavoro che mi ha colpito subito.. il reticolato offre le condizioni di un cambiamento della percezione dello spazio stimolando e accomodando, movimenti diversi del corpo...

6) Paola: qual e' per te il valore del mio intervento nel tuo progetto qui a SYB?

Angela: per me il reticolato che stai creando giu' e' non solo una proposta di attraversamento diverso dello spazio di SYB, ma anche dell'azione stessa del risiedere, dell' abitare anche se temporaneamente lo spazio di SYB.

La possibilita' di trasformare l' ambiente circostante attraverso un uso diverso dello spazio, l'immediatezza degli oggetti che crei nonche' la loro apertura all'uso che le persone ne possono fare, sono elementi del tuo lavoro che mi hanno colpito molto e che va al di la' della tua ricerca su Lygia Clark..

Se poi penso a questa artista le suggestioni sono diverse. Mi viene in mente per esempio il testo "The Body is the House" che ho aggiunto nella reading list per questo fine settimana. Qui Lygia parla dell' individuo come di una cellula, che attraverso il proprio corpo costruisce una nuova architettura dello spazio [nota5]. Nel testo Lygia descrive i gesti e il movimento che una persona puo' compiere per accogliere l'altro, o creare insieme: aprire le braccia, divaricare le gambe per creare un tunnel attraverso cui far passare le persone. Gesti semplici se vuoi, che ognuno di noi ha sicuramente fatto per gioco da piccolo, ma che proprio nella loro apparente semplicita' servono a Clark per spiegare in modo molto poetico come ognuno di noi, con il proprio corpo, e' gia' potenzialmente una casa. Ad un certo punto, lei suggerisce proprio una inversione tra casa e corpo. Non c'e' bisogno di avere uno spazio fisico per avere una casa, "now the body is the house". [nota6]

Invitarti a realizzare questa nuova rete, e allo stesso tempo organizzare il Reading Group qui a SYB e' per me il primo passo per ragionare in senso lato sullo spazio-tempo di una residenza: portare insieme determinati corpi - individualita' e gruppi- nello spazio domestico che contraddistingue questa residenza, uno spazio che e' anche gia' alterato dal tuo intervento e' l'inizio..

Per quanto riguarda la differenza tra il tuo reticolato e il testo di Lygia, posso dire che "Spaziando (met de handen zien)" certamente non permette un contatto diretto tra i corpi di cui parla Lygia nel testo. Il contatto e' in un certo senso mediato, ma il reticolato e' di fatto un oggetto che provoca altri movimenti nello spazio, allargando come dicevi prima tu, anche il nostro spazio mentale. A un livello immediato, il tuo lavoro per me e' una visualizzazione, una dimostrazione concreta di come lo spazio collettivo e' sempre una negoziazione tra persone.. Nel momento in cui io mi siedo, o uso la rete, la sposto e cambio lo spazio dell'altra persona, ne modifico il movimento e l’azione.

Paola: Che succedera' di preciso qui questo fine settimana?
Angela: Ho invitato diverse persone, artisti e non, dei collettivi ADA e The Living Rooms a leggere e discutere una serie di testi scelti che trovi nel folder giu'. Non so quanto tempo passeremo davvero nella tessitura fisica del reticolato, ma sicuramente ci sara' una tessitura concettuale e fisica che avra' luogo in e intorno al tuo lavoro…

Paola: Il lavoro che facciamo insieme in questi giorni allora e' una specie di mano d'opera collettiva..
Angela: Si, in un certo senso..
"Spaziando (met de handen zien)" e' un modo per creare questo avvicinamento tra intimita' diverse, un avvicinamento che nel caso di Lygia e' ricco anche di una carica erotica, sessuale tipica dell'epoca (gli anni Settanta), e che nel nostro caso, non c'e'. Per noi si tratta piuttosto di creare un corpo collettivo a partire dalla presenza e dalla prossimita' fisica nello spazio e da una certa affinita' di idee e necessita' che si intuisce dai titoli del materiale che leggeremo..

NOTE:
[nota 1].
1) °Architetura Biologica I ,1969, dal Catalogo Lygia Clark, Mostra alla Fundació Antoni Tàpies 1997.
1) Intervista di Paola Anziché a Gaëlle Bosser, Maggio 2010, Parigi. Gaëlle Bosser descrive un esempio di architetture biologica fatto con la classe di Lygia Clark.
"E' una proposizione per un uomo e una donna, molto interessante. C'era un grande foglio di plastica trasparente e ai quattro lati erano cuciti dei sacchetti vuoti di rete delle cipolle che si calzavano con i piedi. Le persone si avvicinavano, [c'era] una forte vicinanza di un corpo con l'altro ma allo stesso tempo [i corpi erano] separati dal foglio di plastica. Totalmente avvolti dalla plastica, era come se l'uomo e la donna fossero dentro una noce di cocco. [Si creava] una situazione molto erotica. Allo stesso tempo, [era come se l'uomo e la donna] fossero dei gemelli avvolti all'interno della stessa placenta. Il tutto durava un quarto d'ora venti minuti".
[nota 2] Lygia Clark e Helio Oiticica: Cartas 1964-74, Rio de Janeiro: Editoria UFRJ,1996
[nota 3] nota immagine “Rede de Elastico” 1973, still da video, photo di Eduardo Clark, Courtesy “World of Lygia Clark” Rio de Janeiro, 2008
[nota 3°] L' opera e' "Aggrovigliamenti (Entanglement), un omaggio a Lygia Clark", 2009
realizzata per la rassegna Meteorite in giardino, alla Fondazione Merz di Torino.
www.paolanziche.net/index.php?/performance/aggrovigliamenti
[nota 4] Greater Torino, Paola Anzichè Paolo Piscitelli, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, curata da Irene Calderoni, Maria Teresa Roberto, Giorgina Bertolino, Torino
http://www.fsrr.org/ita/mostre/archivio-mostre/113
https://www.paolanziche.net/index.php?/installations/spaziando/

[nota5].
"Thus a living architecture is developed, in which man, by means of his gestural expression, builds a biological system which is a true cellular fabric". Text: "The Body is the House, the house is the body", pag 247-248, Catalogo Lygia Clark, Mostra alla Fundació Antoni Tàpies 1997.
[nota6] "There is no a priori place. The environment only exists in the sense that there is this collective expression." (..) "It is a poetic shelter in which inhabiting is equivalent to communicating. The movements of men build this inhabitable cellular shelter, starting from a nucleus which is mixed with the others. (..) He inverts the concepts of house and body. Now the body is the house. It is a community experience. There is no regression because there exists an opening of the man to the world." Catalogo Lygia Clark, Mostra alla Fundació Antoni Tàpies 1997.

 Catalogo Lygia Clark, Mostra alla photo di Eduardo Clark