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Paola Anziché’s research inquires art’s ability to relate to different cultural contexts such as bio-architecture, popular beliefs, ancient rituals, and the most advanced sciences.
The artist’s need to cross the boundaries of the various fields that she confronts with immediately shows up in her works, which tend to mine the traditional relations between visitor, work, and space. By analyzing the forms that originate from a particular cultural context Anziché grasps the logic behind their functioning and tranfers it into both her video installations and sculptures. The artist’s works transfigure pre-existing forms and develop their dormant potential. The works, set in the exhibition area, call upon the visitors to experience these new forms as part of their personal cultural luggage.
Aquarium (2009-2012) draws the visitor’s attention towards the architecture of GAM’s atrium. The rigid functionality of the architecture hosts a blast of colors that reflect the light in different ways as the day goes by, creating an actual kaleidoscope which the visitors are invited to plunge into. The Choreografica Madras tent (2010-2012) and the Gialli mesh (2010-2012) enwrap and emphasize the perimeter of Vitrine, revealing the importance of moving through a specific environment. The installation, inspired by the tradition of illusionism, encourages visitors to devise new motions, choreographies, and situations through experience of its elements. Voci (2012) is at the same time both a musical sculpture and an element to be touched and experienced.

ITA

Nella sua ricerca, Paola Anziché indaga le possibilità dell’arte di relazionarsi con ambiti culturali differenti come, la bio-architettura, le credenze popolari, i riti antichi e la scienza più avanzata. Questa necessità di superare i confini delle discipline con cui si confronta l’artista, ha un’immediata visualizzazione nei suoi lavori, che tendono a mettere in scacco il rapporto tradizionale tra visitatore, opera e spazio. Analizzando le forme originate da un particolare contesto culturale, Anziché ne coglie la logica del funzionamento, trasferendolo nelle proprie installazioni, video e sculture. Le opere dell’artista trasfigurano forme pre-esistenti sviluppandone le potenzialità ancora latenti. Collocante nello spazio espositivo, le opere invitano il visitatore a sperimentare queste nuove forme come parte del proprio bagaglio personale.
In occasione della sua partecipazione a Vitrine, Paola Anziché realizza un’installazione che dialoga con l’architettura del museo e lo spazio dedicato al progetto.
Aquarium (2009-2012) pone l’attenzione del visitatore sull’architettura dell’atrio della Gam di Torino. L’artista interviene con un gesto molto semplice nelle due vetrate che separano l’interno del museo dall’esterno, facendo colare una serie di colori ad acqua lungo le superfici di vetro. La rigida funzionalità dell’architettura viene così a ospitare un’esplosione di colori che con il passare delle ore del giorno riflettono in diverso modo la luce all’interno del museo, creando un vero e proprio caleidoscopio di colori all’interno del quale il visitatore è invitato a immergersi. La luce e lo spazio – due elementi fondamentali nella percezione delle opere d’arte – diventano così materiali plastici da esperire in prima persona.
La tenda Choreografica Madras (2010-2012) e il reticolato Gialli (2010-2012), sono le due opere che avvolgono e sottolineano il perimetro di Vitrine, sculture bidimensionali che invitano lo spettatore a interagire con loro nei modi più vari. La prima è formata da una serie di tessuti di origine indiana che reinterpretano i motivi ornamentali delle stoffe scozzesi attraverso l’utilizzo di colori accesi e vivaci, mentre la seconda assembla materiali di uso quotidiano (le retine per contenere gli agrumi), dando vita a un diaframma etereo in grado di filtrare la luce e la visione. L’installazione non solo richiede un approccio diverso dall’esperienza artistica tradizionale, ma allo stesso tempo riflette sulla fisicità dello spazio di Vitrine, sottolineando le potenzialità e l’importanza insite nell’azione di attraversamento di un luogo. Ispirata alla tradizione dell’illusionismo, l’installazione invita i visitatori a inventare movimenti, coreografie e situazioni attraverso il confronto con i suoi elementi.
Voci (2012) appare sospesa al soffitto al centro dello spazio di Vitrine. Opera nata da una composizione di diverse zucche Lagenaria, unite da fili intrecciati di diversi materiali, Voci è al contempo scultura musicale e elemento da toccare e esperire. L’opera sottolinea la performatività costante che sottende il momento espositivo della ricerca di Anziché e introduce, attraverso la presenza del suono, un ulteriore elemento di interferenza nella formale architettura modernista del museo.